America primo amore - mario soldati

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La stanza alla Columbia University 1929
Copertina di Carlo Levi alla prima edizione del 1935
Anno di pubblicazione - 1935
America primo amore

America primo amore
Prima edizione : Bemporad - Firenze 1935
: Einaudi - Roma 1945
: Garzanti - Milano 1956
: Mondadori – Milano 1959
: Emme edizioni – Milano 1975
: Mondadori - Milano 1976
: Sellerio - Palermo 2003
Giovanni Raboni
Prefazione ad America primo amore
Oscar Mondadori 1976
(…) Quante volte avrò letto
America primo amore?
Mi è difficile dirlo con precisione; parecchie volte, sicuramente. E sempre ritrovo l’incanto, la sorpresa,
la felicità della scoperta fatta tanti anni fa, da ragazzo; con un libro così, in un certo senso, è sempre la prima volta, come è sempre la prima volta che vediamo
I giocatori di pallavolo del Doganiere Rousseau o ascoltiamo la Concord Sonata di Charles Ives. Forse sono l’aria balsamica, la luce aurorale, il senso d’integrità e di risveglio che circolano in quei testi (in quel quadro, in quella musica, in questo libro)
a far sì che ci poniamo, di fronte ad essi, con una letizia stupefatta e riconoscente. Eppure
America primo amore
è anche un libro pieno di amarezza, di disillusione, persino di stanchezza – la stanchezza precoce di un giovane per il quale passato e presente sono già entrati in una specie di corto circuito, il passato è già vivo come un presente, il presente è già oggetto di una sottile, indefinibile malinconia. Ma questa
impasse, questa amarezza sono affidate, nella resa espressiva, a colori trepidi e vivi, a una recitazione così ventilata e squillante, che l’effetto di cui infine restiamo persuasi è pur sempre quello di un’astratta e inalterabile allegria, di uno sguardo perennemente mattutino.
Salvatore Silvano Nigro
Sellerio 2003- risvolto di copertina
America primo amore
“New York: la città dove ero stato, dove ero fuggito dall’Italia, l’Italia di allora! Quando ancora ero quasi adolescente; dove avevo vissuto lungo tempo con la speranza di diventare cittadino americano; infine ne ero partito sconfitto per non tornarci più”.
Così, nel 1979, Soldati rievocava il “sogno” di
America primo amore. Ha scritto Lorenzo Mondo: “Fra quanti coltivarono da noi, negli Anni Trenta, il mito dell’America, Soldati fu uno dei pochi ad avere calcato il suolo degli States, ricavandone suggestioni esistenziali anziché politiche e letterarie.
Non che mancassero le giuste intuizioni critiche su quella nuova realtà, a metà strada fra l’America “amara” di Cecchi e l’esaltazione volontaristica dei Vittorini e dei Pavese. Ma il continente aperto e spazioso come il mondo, che il giovane borsista della Columbia University dovette abbandonare dopo averlo fortunosamente raggiunto, rendeva l’immagine tutta privata dell’usura e del vuoto che sta dietro a ogni utopia o alla sua caricatura; suggeriva la sorda inerzia e lo strappo doloroso che conclude ogni grande appagamento, ogni identificazione o riconoscimento. Oltre la febbre della crescita tumultuosa, c’erano nell’America di allora, sullo “schermo gigante” di cui parlava Pavese, altri motivi che potevano sorprendere Soldati e carpire la sua adesione:
il contrasto fra la metropoli e la provincia che si ripeteva con passione rovesciata – attrazione o rifiuto - nel rapporto fra l’America dei grattacieli e l’Europa dei “vieux parapets”; il dissidio stesso tra anima puritana e corpo pagano quale si affermava in una formula, fortunata per quanto contestata, di Beniamino De Ritis”. Più volte riscritto, nell’arco lungo di oltre quarant’anni, sempre alla ricerca del romanzo, e nell’inseguimento dell’Educazione sentimentale di Flaubert, America primo amore
è “il più bello” dei libri di Soldati: “il lato stupendo del libro sta nel fatto che due giovinezze s’incontrano: il febbrile fervore dello studente torinese con l’enorme vitalità americana; sicchè i confusi desideri di Soldati, il suo amore che non sa trovare un limite nelle cose, provocano, appena si produca il contatto con una realtà così enorme e diversa, una tensione elettrica, una febbre incandescente.
Anche se già corroso dalla delusione,
America primo amore è forse l’ultima Isola del Tesoro dei nostri anni” (Pietro Citati):
Questa nuova edizione recupera in appendice il racconto visionario
i giornali dell’alba, non più ristampato dal 1945. E integra la Storia di una copertina con un “ricordo” di Carlo Levi.
Completa il volume un viaggio dentro la riscrittura dell’opera.


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